08 settembre 2008
01 luglio 2008
Alcune foto da Cuba
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02 giugno 2008
Cuba - L'arrivo
Dopo tante ore di volo finalmente Elisabetta, Silvia ed io sbarchiamo dall'aereo all'aeroporto dell'Havana: subito siamo assaliti da un odore acre di smog che prende alla gola e da un'umidità opprimente. E' già buio, sono le 21.00 passate. Recuperati i bagagli, tutti arrivati regolarmente (vedi le esperienze precedenti), ci apprestiamo a cambiare i nostri euro in CUC (detti pesos convertibili), la moneta dei ricchi e dei turisti. Come mettiamo il naso fuori dall'aeroporto tutti i tassisti presenti nel raggio di 20mt iniziano a chiederci se abbiamo bisogno di un passaggio. Dalla guida so che l'accesso all'aeroporto è consentito solo ai tassisti in possesso di regolare licenza, quindi al terzo tassista che mi chiede se vogliamo un passaggio gli dico di sì. Il tizio inizia a farsi largo tra i taxi per raggiungere la sua vettura: passiamo vicino a mercedes un po' mal messe, berline un po' vecchiotte ma decenti, qualche station wagon anni '90, una monovolume, dopodichè attraversiamo la strada e ci dirigiamo verso il parcheggio "normale"... insomma non quello dei taxi... Iniziamo a sentire odore di fregatura (a cui ci abitueremo abbastanza presto, come allo smog e all'umidità).
Dopo qualche fila di macchine, ecco che ci si para davanti uno dei tanti famigerati taxi Lada sovietici degli anni '60 in condizioni decisamente non buone. Ormai siamo in ballo e siccome ancora non siamo abituati a trattare con i cubani, carichiamo i bagagli e saliamo sullo scricchiolante e cigolante taxi, il cui odore degli interni in vera finta pelle mi ricorda tanto la vecchia Opel Ascona di mio nonno, che paradossalmente sarebbe più nuova del taxi, se non solo fosse stata rottamata 10 anni fa.
Usciti dall'aeroporto, fatti 100mt, ci ferma una pattuglia della polizia: la forte presenza dello stato si fa subito sentire. Ci aspettavamo un controllo dei nostri documenti e invece è il tassista che controllano, comunque niente di strano, un po' me lo aspettavo. Il tassista visibilmente scocciato risale in macchina e ripartiamo. Appena ci allontaniamo dall'aeroporto l'illuminazione delle strade si fa sempre più rada, fino a scomparire. Ci fermano ad altri due posti di blocco... evidentemente quel tassista col suo taxi mal ridotto non doveva trovarsi lì. Dopo una serie di controlli finalmente ripartiamo per le vie buie della periferia dell'Havana. Due cose ci balzano immediatamente agli occhi: tutte le macchine che incrociamo sembrano uscire da vecchi film americani anni '50 e la totale assenza di cartelloni pubblicitari, sostituiti da messaggi di propaganda tipo "TODOS BIEN!! - FIDEL".
La nostra destinazione è una casa particular nel quartiere del Vedado. Quando finalmente arriviamo la nostra angoscia sale un pochino... la strada è completamente buia senza nemmeno un lampione e le case nei dintorni sono abbastanza fatiscenti... Il palazzo dove noi entriamo è per fortuna abbastanza ben messo ed in stile art déco. Ci accoglie la signora Matilde, che ci fa vedere la nostra stanza dove finalmente possiamo sdraiarci e riposare nonostante il fuso orario.
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10 luglio 2007
Marocco 2006
Mi arrendo! Dopo quasi un anno non sono riuscito a scrivere tutto il diario arenandomi miseramente per mancanza di tempo alla quarta giornata. Sono proprio una sòla! Ma prima o poi lo finirò...
Fra poche settimane Elisabetta, sua cugina Silvia ed io intraprenderemo un nuovo viaggio: siete curiosi di sapere dove? Se verso fine agosto vi troverete a passare su questo blog lo scoprirete.
- "We must go and never stop until we don't arrive."
- "To go where, friend?"
- "I don't know it, but we must go."
(On the Road - Jack Kerouac)
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01 agosto 2006
Giorno 4 - Ouarzazate e Gole del Dades
La febbre sembra essere passata, ma mi sento una chiavica comunque. Dopo una buona colazione a bordo piscina (non ci facciamo mancare nulla!) la truppa si dirige verso la vicina kasbah di Ourzazate. Ci accoglie una guida molto gentile che parla un perfetto italiano, osando anche qualche espressione dialettale toscana del tipo: "Attenti alle 'orna!". Ci dice di averlo imparato da autodidatta... magari riuscissi io a imparare così l'arabo!! La kasbah è molto interessante perché è caratterizzata da un susseguirsi di culture diverse, cosa che si manifesta nei simboli presenti nelle decorazioni: affianco a simboli berberi, si trovano la mezzaluna e la stella a cinque punte tipici dell'Islam così come il candelabro a sette braccia ebraico (il menhoràh). La guida ci spiega un po' di aneddoti riguardanti la religione islamica: la stella a cinque punte, ad esempio, rappresenta i cinque pilastri dell'Islam (fede, preghiera, elemosina, digiuno e pellegrinaggio alla Mecca). Ci spiega poi che i movimenti che si compiono durante la preghiera (una serie di genuflessioni) altro non sono che la scrittura attraverso l'intero corpo della parola اﷲ (Allah). La visita si conclude in un negozio di souvenir ricavato nelle cucine della kasbah in cui siamo stati tratti con l'inganno che alla fine si dimostra però piacevole.
Ci rimettiamo in marcia sulle nostre mitiche Uno alla volta delle Gole del Dades. Le strade sono serpenti grigi d'asfalto che strisciano sulla terra rossatra e arida del deserto. Costeggiamo l'Alto Atlante dirigendoci verso Nord-Est fino all'imboccatura delle gole, dove la strada comincia a salire. Si fa ora di pranzo e decidiamo di fermarci a mangiare in una minuscola trattoria lungo la strada. La cosa divertente è che non hanno abbastanza sedie per farci sedere e (scopriremo dopo) nemmeno abbastanza ingredienti per soddisfare le nostre richieste, nonostate il menu non fosse certo ampio! Dopo cinque minuti arrivano le sedie, probabilmente prese in prestito da casa di qualche amico, mentre alcuni di noi dovranno accontentarsi di una tagine fantasia fatta con gli ingredienti rimasti allo chef, a cui vanno comunque i miei complimenti per l'arte di arrangiarsi.
Il paesaggio è fantastico: in basso la vegetazione e verdissima e rigogliosissima, mentre le pareti della valle sono completamente sterili e aride. Qua e là si intravedono al limite della vegetazione delle kasbah abbandonate e diroccate. Noi continuiamo imperterriti a risalire la gola scavata da quello che un tempo doveva essere un fiume imponente. Le pareti della valle presentano delle particolari conformazioni rocciose simili a piedi callosi che sporgono dai monti e per questo un tratto della gola prende il nome edificante di valle dei defunti.
Dopo qualche kilometro la strada comincia ad inerpicarsi con una serie di tornanti fino ad arrivare ad un punto panoramico mozzafiato.
È giunto il momento di tornare indietro e dirigerci verso le Gole del Todra, parallele a quelle del Dades, dove pernotteremo questa notte. Facciamo però un'ultima sosta in un punto in cui la strada arriva a livello dell'Oued Dades e la gola si stringe. Il tempo di una passeggiata per sgranchirci le gambe e di fare due foto che si sale di nuovo in macchina.
La sera arriaviamo al nostro albergo che è posto all'inizio delle gole del Todra. WOW!!! È uno spettacolo! E chi se lo poteva immaginare un posto così figo! Ma ormai ve lo racconto la prossima volta... :P
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31 luglio 2006
Giorno 3 - L'Alto Atlante
Facciamo l'ultimo tentativo all'aeroporto... davanti a noi c'è il solito impiegato che, non curante degli squilli insistenti dei telefoni che lo reclamano, continua a sfogliare un polveroso registro. Ci guardiamo un po' in faccia perplessi...
Impiegato: "Your luggages are here!"
Noi: "Great! But precisely where?"
Imp.: "Here!" - indicando un mucchio di valigie abbandonate
Noi: "Questo ci sta prendendo in giro! Qui non ci sono! - Sorry, but they are NOT here!"
Imp.: "Really? Mmh... Wait a moment, please..."
Si parte! Finalmente (anche se senza bagagli) ci infiliamo sulle nostre mitiche Fiat Uno noleggiate all'aeroporto e ci mettiamo in viaggio, direzione Ouarzazate. Usciti da Marrakech il traffico si dissolve come per incanto e la guida diventa più piacevole, anche se la presenza di un climatizzatore non avrebbe guastato. Ci guardiamo un po' in giro osservando i sobborghi della città e successivamente le campagne, anche se parlare di campagna è un parolone! La terra è decisamente arida, anche se basta una sola goccia d'acqua per accenderla di verde. In lontananza si intravvedono nella foschia i monti che costituiscono la catena dell'Alto Atlante, che dovremo superare per raggiungere Ouarzazate. Mentre la salita comincia, inizio a non sentirmi molto bene... mi gira un po' la testa, ma continuo ostinato a guidare. Verso ora di pranzo raggiungiamo un paesino sperso in mezzo ai monti, luogo prescelto per la pausa pranzo. Come scendo dalla macchina, vengo colto da giarmenti di testa e tremori... mmmh qui si mette male! Una compagna di viaggio (Laura) mi presta un termometro il cui verdetto è implacabile: 39.2°C!!! Il colpo di sole di ieri non ha perdonato! Cavolo, le nostre medicine erano negli zainoni! E adesso? A questo punto mi viene offerta una Tachipirina in supposta, che gentilmente rifiuto optando per quella in pastiglie :)
Il locale in cui ci fermiamo a pranzare è decisamente "caratteristico" e ignaro di qualsiasi elementare norma igienica. Per l'occasione il prorpietario apparecchia i tavoli sulla terrazza con vista sulla valle e sul gabinetto senza porta. Il menu è molto vario: tajine. Dopo un po' arriva un buffo individuo con una chitarrina che si mette a cantare e suonare, ma non sa chi ha di fronte! Siamo più taccagni di zio Paperone, così se ne va via un po' sconsolato.
Ci rimettiamo in marcia, c'è ancora molta strada da fare. Lungo la strada si incontrano spesso venditori più o meno abusivi di fossili di cui la zona è decisamente ricca. Dopo un po' lasciamo la strada principale per dirigerci verso Telouet, dove visiteremo la kasbah.
Il paesaggio è lunare: terra arida, rocce e rarissima vegetazione. Dopo una ventina di chilometri di strada un po' sconnessa giungiamo al villaggio di Telouet: un gruppetto di case di terra rossastra in mezzo al nulla. Alcuni banbini ci vengono incontro salutandoci. Incontriamo alcune persone che già sanno che siamo di "Avventure nel mondo"! Ma come fanno? Semplice, solo quelli di "Avventure nel modo" evidentemente visitano questo posto! D'altra parte non è proprio di passaggio! La kasbah, costruita nel XVII sec., all'esterno si presenta proprio male: è poco più di un rudere e per giunta tenuto malissimo. Iniziamo a domandarci cosa ci sarà da vedere... arriviamo all'ingresso e dopo aver salito qualche gradino ci troviamo nelle stanze dell'harem.
Gli interni sono strabilianti: le pareti sono ricoperte da mosaici ipnotizzanti coloratissimi, i soffitti presentano una decorazione a stallattiti tipica araba e i capitelli di gesso sono intarsiati con una precisione spaventosa.
Dopo la visita ci rimettiamo in marcia... per fortuna la tachipirina ha fatto effetto e sto un po' meglio, ma non troppo! La strada è ancora lunga... finalemente scendiamo dall'Atlante e ci ritroviamo in mezzo al deserto! Che spettacolo!
Se quello di prima era un paesaggio lunare, questo è marziano! La terra arida, rossa e disseminata di pietre sembra veramente quella solcata dal Nasa Mars Rover. Magari, come per i filmati della sbarco sulla Luna, anche quelli di Marte sono falsi e girati qui in Marocco! Dopo vari chilometri arriviamo a Ouarzazate, grande cittadina resa famosa dalla presenza degli studios cinematografici dove hanno girato film famosi come Il gradiatore o Le Crociate. I nostri compagni di viaggio fremono perchè in albergo c'è la piscina e io fremo perchè la febbre sta di nuovo salendo. Tutto questo fremito mi ha spossato e mi butto a letto sotto le coperte senza neppure cenare e mi addormento... sì, avete capito bene... sotto le coperte!! Ci saranno stati 40°C, ma la febbre è stata implacabile. Elisabetta ha dovuto sopportare il caldo tutta la notte senza poter accendere il condizionatore mentre io emanavo più calore di una stufa... che sofferenza poveretta!! SCUSA!
Pubblicato da gianluca alle 22:51 1 commenti
30 luglio 2006
Giorno 2 - Marrakech Express
Ci addentriamo nel quartiere della Kasbah per visitare le tombe saadiane, che accolgono le spoglie dei principi di questa dinastia tra cui spicca Ahmed al-Monsur. La guida che ci fa visitare il sito è un anziano marocchino senza una gamba che parla uno stranissimo e divertentissimo mix di lingue che somiglia più all'esperanto che all'italiano! Le architetture arabe mi affascinano e comincio a scattare foto a raffica cercando di cogliere i chiaroscuri dovuti alla luce intensa e alle ombre profonde.Il caldo si fa sentire ed io da gran furbacchione, non solo ho un guardaroba già ridotto all'osso, ma mi vado a dimenticare in albergo uno dei pochi indumenti che posseggo e per giunta di vitale importanza: il cappello! Domani sicuramente ne pagherò le conseguenze :(
Dopo la visita abbastanza breve alle tombe, ci addentriamo nel labirinto formato dai souq per raggiungere il Palazzo della Bahia, ottocentesca dimora del nobile Bou-Ahmed. Il corpulento proprietario a causa della sua stazza fece costruire l'intero palazzo su di un unico livello. Ne risulta un edificio di grandissima estensione e purtroppo non comppletamente visitabile perchè alcune ale ospitano tutt'ora la famiglia reale. I vari corpi dell'edificio, che fra loro si presentano piuttosto eterogenei, si aprono su cortili quadrangolari spesso circondati da porticati. I soffitti in legno decorati sono fantastici e per fortuna ben conservati.
Dopo un pasto veloce, ci rituffiamo nei souq dove ben presto ci perdiamo. Con un po' di apprensione decidiamo di affidarci ad una guida disposta a portarci a visitare le concerie. Ci infiliamo in centinaia di vicoli diversi, passiamo accanto a botteghe che vendono la merce più varia e dopo una lunga camminata in un quartiere non molto raccomandabile, incolumi giungiamo alle concerie. Il terribile odore si avverte già da fuori... all'ingresso il custode da a ciscuno di noi un mazzetto di menta da tenere sotto il naso per alleviare l'effetto delle fetide esalazioni. Non mi aspettavo di vedere ciò che si è presentato davanti ai nostri occhi. Prima di partire avevo visto diverse foto delle concerie e delle tintorie marocchine e sapevo di non trovarmi di fronte alle industrie di Santa Croce sull'Arno, ma quello che abbiamo visitato aveva più l'aspetto di un lager! La conceria non era altro che un ampio, sporco, puzzolente, malsano e infestato-da-insetti cortile ricavato fra le catapecchie, dove si aprono diverse vasche per la lavorazione delle pelli. Gli ambientalisti saranno contenti di sapere che la lavorazione è ecologica al 100%: vengono infatti sfruttate materie prime riciclatissime come urina di dromedario e guano di piccione, ma bisogna anche sapere che i lavoratori-schiavi si immergono fino alla vita (e probabilmente anche fino alla morte) nelle vasche ricolme di queste sostnze! Le foto che ho fatto sono state scattate di nascosto perchè giustamente i lavoratori non avevano molta voglia di farsi riprendere da un gruppo di idioti turisti che provavano schifo e pietà per le loro vite; mi vergogno un po', ma almeno c'è una testimonianza in più attraverso cui posso far conoscere queste cose anche a quei pochi lettori di questo blog.
Cavolo, ora sono veramente triste che quasi mi passa la voglia di scrivere!
Comunque finalmente usciamo da quell'inferno e veniamo subito "cortesemente invitati" ad entrare in un negozio di artigianato in pelle. "Cortesemente" ci invitano anche a restare finchè non acquistiamo qualcosa... Grazie al cielo Manuela e Antonio pagano il riscatto comprando un pouf verde per il loro salotto e veniamo rialsciati!! "Ma non finisce qui!", come diceva Corrado. Il nostro "buon" capogruppo decide di sua sponte di non dare mancia al custode e alla guida nonostante noi stessimo esortando a farlo. I due continuavano a seguirci per i vicoli del qurtiere non proprio raccomandabile con un atteggiamento non proprio amichevole... Questa volta a salvarci mi pare sia stata Stefania dando qualche spicciolo ai due.
Ancora una volta non finisce qui! Il nostro "illuminato" coordinatore, nonostante che tutti siano stanchi dopo alcune ore di camminata nei souq, sente all'improvviso un'irrefrenabile desiderio di vedere una fonte accennata di striscio in una delle relazioni dei viaggi passati. Ad ogni incrocio chiede informazioni col risultato di farsi accalappiare da un'altra sedicente guida. Siamo nuovamente sballottati per mille vicoli e finalmente eccola! Una fontanella tipo parco pubblico!!! Anche se sovrastata da una bella tettoia in legno lavorato, non valeva assolutamente la pena neppure di essere fotografata!! GRRRR! Ma non finisce qui! Nuovamente si rifiuta di pagare la guida, ma questa si rivela essere subito un po' più permalosa delle precedenti e comincia ad ineguirci insultandoci in diverse lingue tra cui l'italiano... NO COMMENT!
Dopo migliaia di incroci riusciamo finalmente a disfarci del maniaco (intendo la guida, non il coordinatore purtroppo...) e arriviamo quasi col buio alla conosciuta e, a questo punto, quasi rassicurante Place Jamaa el Fna.
Pubblicato da gianluca alle 22:00 0 commenti
29 luglio 2006
Giorno 1 - Marrakech
Delirio, pazzia e confusione! Guidare nel traffico di Marrakech è tutt'altro che semplice: macchine che sfilano da tutte le parti, motorini che tagliano la strada, bambini che si buttano sotto le ruote, pazzi in bicicletta, carretti trainati da muli che zigzagano per la carreggiata, il tutto condito da perenni suonate di clacson e urla d'insulto! La foto a sopra di Rachele & Luca rende molto l'idea. Dopo il primo impatto, mi smalizio anch'io e in poco tempo imparo le arti della suonata di clacson e della "finta" per conquistarsi la precedenza, che, abilmente combinate, consentono di circolare incolume nel manicomio che è il traffico di Marrakech.
In questi pochi minuti dal mio arrivo ho già potuto vedere e provare molte cose diverse e lontane dalla mia vita quotidiana e soprattutto piene di contrasti: ho visto donne col velo attraverso cui erano visibili solo gli occhi passare vicino a ragazzine in minigonna vestite all'"occidentale" (d'altra parte il Marocco è molto più a ovest dell'Italia!), mezzi di trasporto di ogni tipo che trasportavano un numero di passeggeri di gran lunga maggiore di quello per cui sono stati progettati, profumi di spezie e puzze inenarrabili, il canto del muezzin dal minareto e la musica disco-araba. L'impatto è stato notevole e mi è subito piaciuto.
Arriva l'ora di cena e ci dirigiamo verso Place Jamaa el Fna, la piazza principale della medina di Marrakech. Delirio, pazzia e confusione! Ancora una volta siamo proiettati in una dimensione nuova. La piazza è gremita di persone; in lontananza si vedono luci e fumo e nelle orecchie rimbombano i tamburi. Delirio, pazzia e confusione! Non ci sono altri modi per descriverlo. Mentre ci avviciniamo scopriamo che il suono di tamburi proviene da gruppi di suonatori intorno ai quali si raduna la gente ad ascoltare, ma poi ci sono anche i cantastorie, i giocolieri, gli incontri di boxe... La lama di luce e il fumo proviene da un centinaio di banchetti che vendono cibo. Decidiamo di mangiare lì (foto a fianco). La cena è buona, ma si risolve in una fregatura per via del prezzo che si assesta sui 2500 DH (250€ ca.) dopo estenuanti trattative. Ci servirà di lezione per il resto della vacanza!
Pubblicato da gianluca alle 23:16 1 commenti
28 luglio 2006
Viaggio nel sud marocchino
Ciao a tutti! Da oggi comincerò a inserire il diario viaggio relativo alle tappe più belle del nostro tour in Marocco con Avventure nel Mondo da lungo tempo progettato e sognato. Nella cartina (gentilemente rubata a Paolo) potete vedere l'itinerario compiuto (circa 3500 Km) nel sud del Marocco, fra monti, deserto e mare a partire dal 29 Luglio fino al 13 Agosto 2006.Restate sintonizzati!
Pubblicato da gianluca alle 20:59 0 commenti
28 aprile 2006
Luce, bianco e azzurro
L'immagine ha necessitato di un paio di ritocchini per rimuovere l'antenna dal tetto della casa e l'ombra di un cavo volante, che atterrivano tutta la poesia della fotografia.
Un cosiglio se decidede di andarci: portatevi un paio di occhiali da sole! 8-)
Pubblicato da gianluca alle 18:22 1 commenti
27 aprile 2006
Scusate il campanilismo...
Oggi vi propongo ancora una volta un'immagine della mia terra, anzi delle mie terre, visto che sono ben cinque... di cosa sto parlando? Ma ovviamente delle 5 Terre e nella fattispecie di Riomaggiore.
Questa che vedete è una foto panormica, ovvero una composizione di diverse pose. Il processo è tecnicamente un po' complicato, ma facilmente intuibile: innanzitutto si fanno una serie di scatti parzialmente sovrapposti, dopodichè le immagini vanno raddrizzate eliminando la distorsione dovuta alle lenti dell'obiettivo ed infine si fa il puzzle! :) Esistono diversi programmi per creare panorami, fra cui AutoStitch, di gran lunga il migliore!
Pubblicato da gianluca alle 18:22 1 commenti
04 febbraio 2006
Il Grifo dei Macellai
Questa volta vi propongo un particolare del portale trecentesco del Palazzo dei Priori di Perugia, fotografato in una bellissima giornata di fine Ottobre. L'immagine ritrae un grifo nell'atto di sottomissione di un vitello, simbolo dell'Arte dei Macellai. All'interno del palazzo trova posto la Galleria Nazionale dell'Umbria, un museo veramente degno di nota nel qule sono esposte opere di vario periodo (dal XIII al XIX sec.) di artisti operanti nel territorio.
Altro luogo assolutamente da non perdere è il Quartiere Baglioni: si tratta di un quartiere medievale che è stato interamente inglobato da strutture successive (Rocca Paolina) e che quindi ora si può visitare attraverso delle gallerie svuotate dai detriti. E' decisamente molto suggestivo: si possono ancora ammirare case torri due-trecentesche praticamente intatte e passeggiare per le viuzze dell'antica Perugia.
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28 settembre 2005
Cerchione
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26 settembre 2005
Tiro al bersaglio
Fatto sta che nella provincia di Nuoro lo sport più diffuso è sicuramente il "tiro al cartello stradale". In effetti è davvero difficile trovare un cartello integro in questa zona!! Questo che vi propongo è comunque uno dei più malconci che ho visto. Per chi fosse curioso, il cartello si trova sulla strada statale che congiunge Dorgali a Orgosolo, fantomatico villaggio del Supramonte che in passato ha ospitato gruppi di banditi, ma che oggi è senza dubbio una delle località più turistiche della Sardegna anche grazie ai famosi murales che hanno cominciato a comparire sulle facciate degli edifici della cittadina sul finire degli anno '60.
Per la cronaca, il classico cartello stradale bianco che indica l'inizio del comune ad Orgosolo non c'è ed è stato sostituito da uno striscione di stoffa con scritto Benvenuti a Orgosolo... chissà perchè?... :->
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22 settembre 2005
Ombrelloni a Vernazza
Pubblicato da gianluca alle 19:33 0 commenti