02 giugno 2008

Cuba - L'arrivo

Cuba - 062

Dopo tante ore di volo finalmente Elisabetta, Silvia ed io sbarchiamo dall'aereo all'aeroporto dell'Havana: subito siamo assaliti da un odore acre di smog che prende alla gola e da un'umidità opprimente. E' già buio, sono le 21.00 passate. Recuperati i bagagli, tutti arrivati regolarmente (vedi le esperienze precedenti), ci apprestiamo a cambiare i nostri euro in CUC (detti pesos convertibili), la moneta dei ricchi e dei turisti. Come mettiamo il naso fuori dall'aeroporto tutti i tassisti presenti nel raggio di 20mt iniziano a chiederci se abbiamo bisogno di un passaggio. Dalla guida so che l'accesso all'aeroporto è consentito solo ai tassisti in possesso di regolare licenza, quindi al terzo tassista che mi chiede se vogliamo un passaggio gli dico di sì. Il tizio inizia a farsi largo tra i taxi per raggiungere la sua vettura: passiamo vicino a mercedes un po' mal messe, berline un po' vecchiotte ma decenti, qualche station wagon anni '90, una monovolume, dopodichè attraversiamo la strada e ci dirigiamo verso il parcheggio "normale"... insomma non quello dei taxi... Iniziamo a sentire odore di fregatura (a cui ci abitueremo abbastanza presto, come allo smog e all'umidità).
Dopo qualche fila di macchine, ecco che ci si para davanti uno dei tanti famigerati taxi Lada sovietici degli anni '60 in condizioni decisamente non buone. Ormai siamo in ballo e siccome ancora non siamo abituati a trattare con i cubani, carichiamo i bagagli e saliamo sullo scricchiolante e cigolante taxi, il cui odore degli interni in vera finta pelle mi ricorda tanto la vecchia Opel Ascona di mio nonno, che paradossalmente sarebbe più nuova del taxi, se non solo fosse stata rottamata 10 anni fa.
Usciti dall'aeroporto, fatti 100mt, ci ferma una pattuglia della polizia: la forte presenza dello stato si fa subito sentire. Ci aspettavamo un controllo dei nostri documenti e invece è il tassista che controllano, comunque niente di strano, un po' me lo aspettavo. Il tassista visibilmente scocciato risale in macchina e ripartiamo. Appena ci allontaniamo dall'aeroporto l'illuminazione delle strade si fa sempre più rada, fino a scomparire. Ci fermano ad altri due posti di blocco... evidentemente quel tassista col suo taxi mal ridotto non doveva trovarsi lì. Dopo una serie di controlli finalmente ripartiamo per le vie buie della periferia dell'Havana. Due cose ci balzano immediatamente agli occhi: tutte le macchine che incrociamo sembrano uscire da vecchi film americani anni '50 e la totale assenza di cartelloni pubblicitari, sostituiti da messaggi di propaganda tipo "TODOS BIEN!! - FIDEL".

Cuba - 019

La nostra destinazione è una casa particular nel quartiere del Vedado. Quando finalmente arriviamo la nostra angoscia sale un pochino... la strada è completamente buia senza nemmeno un lampione e le case nei dintorni sono abbastanza fatiscenti... Il palazzo dove noi entriamo è per fortuna abbastanza ben messo ed in stile art déco. Ci accoglie la signora Matilde, che ci fa vedere la nostra stanza dove finalmente possiamo sdraiarci e riposare nonostante il fuso orario.

Continua...