31 luglio 2006

Giorno 3 - L'Alto Atlante

Facciamo l'ultimo tentativo all'aeroporto... davanti a noi c'è il solito impiegato che, non curante degli squilli insistenti dei telefoni che lo reclamano, continua a sfogliare un polveroso registro. Ci guardiamo un po' in faccia perplessi...

Impiegato: "Your luggages are here!"
Noi: "Great! But precisely where?"
Imp.: "Here!" - indicando un mucchio di valigie abbandonate
Noi: "Questo ci sta prendendo in giro! Qui non ci sono! - Sorry, but they are NOT here!"
Imp.: "Really? Mmh... Wait a moment, please..."

Dopo alcune incomprensibili telefonate l'impiegato scopre che le nostre valigie sono a Casablanca e che probabilmente arrivaranno col volo delle 9.00. Ci sediamo in un angolo aspettando le 9.00 osservando nel frattempo le valigie senza propietari che girano sul nastro trasporatore. Siamo sempre più perplessi... La perplessità tocca il culmine, trasformandosi in incazzatura tragi-comica, quando arriva il volo delle 9.00. Vediamo arrivare la solita massa di turisti in attesa delle valigie, ma le valigie non arrivano!! Una cinquantina di passeggeri rimangono senza bagagli e ovviamente nemmeno i nostri erano sull'aereo. Una folla inferocita si accalca intorno al povero impiegato (ormai mi faceva quasi compassione...) reclamando il proprio bagaglio. Quando confessiamo a qualcuno che aspettiamo la valigia da due giorni leggiamo sul loro volto un certo terrore, seguito da un'esclamazione del tipo: "Oddio! e come farò adesso senza le mie ballerine con le paiette dorate!!". A quel punto l'incazzatura tragi-comica arriva al culmine, trasformandosi in istinto omicida tragi-cruento. Morale della storia, ce ne andiamo sconsolati senza le nostre valigie. Inizio a temere di non rivedere più il mio zaino da escursionismo, che fra l'altro è un regalo di Elisabetta e mi dispiacerebbe un casino!

Si parte! Finalmente (anche se senza bagagli) ci infiliamo sulle nostre mitiche Fiat Uno noleggiate all'aeroporto e ci mettiamo in viaggio, direzione Ouarzazate. Usciti da Marrakech il traffico si dissolve come per incanto e la guida diventa più piacevole, anche se la presenza di un climatizzatore non avrebbe guastato. Ci guardiamo un po' in giro osservando i sobborghi della città e successivamente le campagne, anche se parlare di campagna è un parolone! La terra è decisamente arida, anche se basta una sola goccia d'acqua per accenderla di verde. In lontananza si intravvedono nella foschia i monti che costituiscono la catena dell'Alto Atlante, che dovremo superare per raggiungere Ouarzazate. Mentre la salita comincia, inizio a non sentirmi molto bene... mi gira un po' la testa, ma continuo ostinato a guidare. Verso ora di pranzo raggiungiamo un paesino sperso in mezzo ai monti, luogo prescelto per la pausa pranzo. Come scendo dalla macchina, vengo colto da giarmenti di testa e tremori... mmmh qui si mette male! Una compagna di viaggio (Laura) mi presta un termometro il cui verdetto è implacabile: 39.2°C!!! Il colpo di sole di ieri non ha perdonato! Cavolo, le nostre medicine erano negli zainoni! E adesso? A questo punto mi viene offerta una Tachipirina in supposta, che gentilmente rifiuto optando per quella in pastiglie :)

Il locale in cui ci fermiamo a pranzare è decisamente "caratteristico" e ignaro di qualsiasi elementare norma igienica. Per l'occasione il prorpietario apparecchia i tavoli sulla terrazza con vista sulla valle e sul gabinetto senza porta. Il menu è molto vario: tajine. Dopo un po' arriva un buffo individuo con una chitarrina che si mette a cantare e suonare, ma non sa chi ha di fronte! Siamo più taccagni di zio Paperone, così se ne va via un po' sconsolato.

Ci rimettiamo in marcia, c'è ancora molta strada da fare. Lungo la strada si incontrano spesso venditori più o meno abusivi di fossili di cui la zona è decisamente ricca. Dopo un po' lasciamo la strada principale per dirigerci verso Telouet, dove visiteremo la kasbah.

Il paesaggio è lunare: terra arida, rocce e rarissima vegetazione. Dopo una ventina di chilometri di strada un po' sconnessa giungiamo al villaggio di Telouet: un gruppetto di case di terra rossastra in mezzo al nulla. Alcuni banbini ci vengono incontro salutandoci. Incontriamo alcune persone che già sanno che siamo di "Avventure nel mondo"! Ma come fanno? Semplice, solo quelli di "Avventure nel modo" evidentemente visitano questo posto! D'altra parte non è proprio di passaggio! La kasbah, costruita nel XVII sec., all'esterno si presenta proprio male: è poco più di un rudere e per giunta tenuto malissimo. Iniziamo a domandarci cosa ci sarà da vedere... arriviamo all'ingresso e dopo aver salito qualche gradino ci troviamo nelle stanze dell'harem.

Gli interni sono strabilianti: le pareti sono ricoperte da mosaici ipnotizzanti coloratissimi, i soffitti presentano una decorazione a stallattiti tipica araba e i capitelli di gesso sono intarsiati con una precisione spaventosa.

Dopo la visita ci rimettiamo in marcia... per fortuna la tachipirina ha fatto effetto e sto un po' meglio, ma non troppo! La strada è ancora lunga... finalemente scendiamo dall'Atlante e ci ritroviamo in mezzo al deserto! Che spettacolo!

Se quello di prima era un paesaggio lunare, questo è marziano! La terra arida, rossa e disseminata di pietre sembra veramente quella solcata dal Nasa Mars Rover. Magari, come per i filmati della sbarco sulla Luna, anche quelli di Marte sono falsi e girati qui in Marocco! Dopo vari chilometri arriviamo a Ouarzazate, grande cittadina resa famosa dalla presenza degli studios cinematografici dove hanno girato film famosi come Il gradiatore o Le Crociate. I nostri compagni di viaggio fremono perchè in albergo c'è la piscina e io fremo perchè la febbre sta di nuovo salendo. Tutto questo fremito mi ha spossato e mi butto a letto sotto le coperte senza neppure cenare e mi addormento... sì, avete capito bene... sotto le coperte!! Ci saranno stati 40°C, ma la febbre è stata implacabile. Elisabetta ha dovuto sopportare il caldo tutta la notte senza poter accendere il condizionatore mentre io emanavo più calore di una stufa... che sofferenza poveretta!! SCUSA!


Continua...

30 luglio 2006

Giorno 2 - Marrakech Express

4.00am: il muezzin canta, io mi sveglio mentre Elisabetta continua a dormire tranquilla. Il nostro albergo è proprio di fronte alla Moschea della Koutoubia, la più grande e antica (1184-99) di Marrakech. Ho freddo... non ho il pigiama (le valigie sono chissà dove) e l'aria condizionata è a manetta senza possibilità di essere spenta (il telecomando rimane alla reception! Mah!). Rassegnato ricorro alle coperte, anche se fuori ci saranno sicuramente più di 30°C. Mi rigiro e dormo ancora un po', ma non troppo, dato che la sveglia è prevista per le 6.30.


Il mattino arriva velocemente. Dopo una ottima colazione sulla terrazza con vista sulla moschea, il gruppo degli sfigati privi di bagaglio, tra le cui fila figuriamo anche Elisabetta ed io, va all'aeroporto speranzoso. Nulla di fatto tranne che per Rachele, terribilmente invidiata da tutti noi (Rachele scherzo). Sconsolati (tranne Rachele :P ), ma decisi a non lasciarsi rovinare la vacanza, ci riuniamo agli altri per una visita lampo alla città (da cui il titolo).
Ci addentriamo nel quartiere della Kasbah per visitare le tombe saadiane, che accolgono le spoglie dei principi di questa dinastia tra cui spicca Ahmed al-Monsur. La guida che ci fa visitare il sito è un anziano marocchino senza una gamba che parla uno stranissimo e divertentissimo mix di lingue che somiglia più all'esperanto che all'italiano! Le architetture arabe mi affascinano e comincio a scattare foto a raffica cercando di cogliere i chiaroscuri dovuti alla luce intensa e alle ombre profonde.Il caldo si fa sentire ed io da gran furbacchione, non solo ho un guardaroba già ridotto all'osso, ma mi vado a dimenticare in albergo uno dei pochi indumenti che posseggo e per giunta di vitale importanza: il cappello! Domani sicuramente ne pagherò le conseguenze :(
Dopo la visita abbastanza breve alle tombe, ci addentriamo nel labirinto formato dai souq per raggiungere il Palazzo della Bahia, ottocentesca dimora del nobile Bou-Ahmed. Il corpulento proprietario a causa della sua stazza fece costruire l'intero palazzo su di un unico livello. Ne risulta un edificio di grandissima estensione e purtroppo non comppletamente visitabile perchè alcune ale ospitano tutt'ora la famiglia reale. I vari corpi dell'edificio, che fra loro si presentano piuttosto eterogenei, si aprono su cortili quadrangolari spesso circondati da porticati. I soffitti in legno decorati sono fantastici e per fortuna ben conservati.
Dopo un pasto veloce, ci rituffiamo nei souq dove ben presto ci perdiamo. Con un po' di apprensione decidiamo di affidarci ad una guida disposta a portarci a visitare le concerie. Ci infiliamo in centinaia di vicoli diversi, passiamo accanto a botteghe che vendono la merce più varia e dopo una lunga camminata in un quartiere non molto raccomandabile, incolumi giungiamo alle concerie. Il terribile odore si avverte già da fuori... all'ingresso il custode da a ciscuno di noi un mazzetto di menta da tenere sotto il naso per alleviare l'effetto delle fetide esalazioni. Non mi aspettavo di vedere ciò che si è presentato davanti ai nostri occhi. Prima di partire avevo visto diverse foto delle concerie e delle tintorie marocchine e sapevo di non trovarmi di fronte alle industrie di Santa Croce sull'Arno, ma quello che abbiamo visitato aveva più l'aspetto di un lager! La conceria non era altro che un ampio, sporco, puzzolente, malsano e infestato-da-insetti cortile ricavato fra le catapecchie, dove si aprono diverse vasche per la lavorazione delle pelli. Gli ambientalisti saranno contenti di sapere che la lavorazione è ecologica al 100%: vengono infatti sfruttate materie prime riciclatissime come urina di dromedario e guano di piccione, ma bisogna anche sapere che i lavoratori-schiavi si immergono fino alla vita (e probabilmente anche fino alla morte) nelle vasche ricolme di queste sostnze! Le foto che ho fatto sono state scattate di nascosto perchè giustamente i lavoratori non avevano molta voglia di farsi riprendere da un gruppo di idioti turisti che provavano schifo e pietà per le loro vite; mi vergogno un po', ma almeno c'è una testimonianza in più attraverso cui posso far conoscere queste cose anche a quei pochi lettori di questo blog.
Cavolo, ora sono veramente triste che quasi mi passa la voglia di scrivere!
Comunque finalmente usciamo da quell'inferno e veniamo subito "cortesemente invitati" ad entrare in un negozio di artigianato in pelle. "Cortesemente" ci invitano anche a restare finchè non acquistiamo qualcosa... Grazie al cielo Manuela e Antonio pagano il riscatto comprando un pouf verde per il loro salotto e veniamo rialsciati!! "Ma non finisce qui!", come diceva Corrado. Il nostro "buon" capogruppo decide di sua sponte di non dare mancia al custode e alla guida nonostante noi stessimo esortando a farlo. I due continuavano a seguirci per i vicoli del qurtiere non proprio raccomandabile con un atteggiamento non proprio amichevole... Questa volta a salvarci mi pare sia stata Stefania dando qualche spicciolo ai due.
Ancora una volta non finisce qui! Il nostro "illuminato" coordinatore, nonostante che tutti siano stanchi dopo alcune ore di camminata nei souq, sente all'improvviso un'irrefrenabile desiderio di vedere una fonte accennata di striscio in una delle relazioni dei viaggi passati. Ad ogni incrocio chiede informazioni col risultato di farsi accalappiare da un'altra sedicente guida. Siamo nuovamente sballottati per mille vicoli e finalmente eccola! Una fontanella tipo parco pubblico!!! Anche se sovrastata da una bella tettoia in legno lavorato, non valeva assolutamente la pena neppure di essere fotografata!! GRRRR! Ma non finisce qui! Nuovamente si rifiuta di pagare la guida, ma questa si rivela essere subito un po' più permalosa delle precedenti e comincia ad ineguirci insultandoci in diverse lingue tra cui l'italiano... NO COMMENT!
Dopo migliaia di incroci riusciamo finalmente a disfarci del maniaco (intendo la guida, non il coordinatore purtroppo...) e arriviamo quasi col buio alla conosciuta e, a questo punto, quasi rassicurante Place Jamaa el Fna.

Continua...

29 luglio 2006

Giorno 1 - Marrakech

Che giornata! Il viaggio è stato lungo, ma durante la lunga pausa-scalo a Casablanca abbiamo avuto l'occasione di conoscere meglio i nostri compagni di viaggio. All'arrivo all'aeroporto di Marrakech abbiamo avuto una brutta sorpresa: niente bagagli! Né il mio, né quello di Elisabetta, né quello di altri 4 compagni di viaggio! Ci dicono che arriverà col primo volo di domani... io non ci credo. Sconsolati andiamo a recuperare le macchine a noleggio che si rivelano essere delle sfigatissime Fiat Uno... e io che sognavo le 4x4 (no, non la Panda 4x4 :P ) In qualità di co-pilota di una delle vetture (il pilota nominale è Giammarco e l'altro membro dell'equipaggio è Elisabetta), mi siedo al posto di guida e insieme agli altri mi dirigo verso l'hotel.


Delirio, pazzia e confusione! Guidare nel traffico di Marrakech è tutt'altro che semplice: macchine che sfilano da tutte le parti, motorini che tagliano la strada, bambini che si buttano sotto le ruote, pazzi in bicicletta, carretti trainati da muli che zigzagano per la carreggiata, il tutto condito da perenni suonate di clacson e urla d'insulto! La foto a sopra di Rachele & Luca rende molto l'idea. Dopo il primo impatto, mi smalizio anch'io e in poco tempo imparo le arti della suonata di clacson e della "finta" per conquistarsi la precedenza, che, abilmente combinate, consentono di circolare incolume nel manicomio che è il traffico di Marrakech.
In questi pochi minuti dal mio arrivo ho già potuto vedere e provare molte cose diverse e lontane dalla mia vita quotidiana e soprattutto piene di contrasti: ho visto donne col velo attraverso cui erano visibili solo gli occhi passare vicino a ragazzine in minigonna vestite all'"occidentale" (d'altra parte il Marocco è molto più a ovest dell'Italia!), mezzi di trasporto di ogni tipo che trasportavano un numero di passeggeri di gran lunga maggiore di quello per cui sono stati progettati, profumi di spezie e puzze inenarrabili, il canto del muezzin dal minareto e la musica disco-araba. L'impatto è stato notevole e mi è subito piaciuto.
Arriva l'ora di cena e ci dirigiamo verso Place Jamaa el Fna, la piazza principale della medina di Marrakech. Delirio, pazzia e confusione! Ancora una volta siamo proiettati in una dimensione nuova. La piazza è gremita di persone; in lontananza si vedono luci e fumo e nelle orecchie rimbombano i tamburi. Delirio, pazzia e confusione! Non ci sono altri modi per descriverlo. Mentre ci avviciniamo scopriamo che il suono di tamburi proviene da gruppi di suonatori intorno ai quali si raduna la gente ad ascoltare, ma poi ci sono anche i cantastorie, i giocolieri, gli incontri di boxe... La lama di luce e il fumo proviene da un centinaio di banchetti che vendono cibo. Decidiamo di mangiare lì (foto a fianco). La cena è buona, ma si risolve in una fregatura per via del prezzo che si assesta sui 2500 DH (250€ ca.) dopo estenuanti trattative. Ci servirà di lezione per il resto della vacanza!

Continua...

28 luglio 2006

Viaggio nel sud marocchino

Ciao a tutti! Da oggi comincerò a inserire il diario viaggio relativo alle tappe più belle del nostro tour in Marocco con Avventure nel Mondo da lungo tempo progettato e sognato. Nella cartina (gentilemente rubata a Paolo) potete vedere l'itinerario compiuto (circa 3500 Km) nel sud del Marocco, fra monti, deserto e mare a partire dal 29 Luglio fino al 13 Agosto 2006.Restate sintonizzati!

Continua...