30 luglio 2006

Giorno 2 - Marrakech Express

4.00am: il muezzin canta, io mi sveglio mentre Elisabetta continua a dormire tranquilla. Il nostro albergo è proprio di fronte alla Moschea della Koutoubia, la più grande e antica (1184-99) di Marrakech. Ho freddo... non ho il pigiama (le valigie sono chissà dove) e l'aria condizionata è a manetta senza possibilità di essere spenta (il telecomando rimane alla reception! Mah!). Rassegnato ricorro alle coperte, anche se fuori ci saranno sicuramente più di 30°C. Mi rigiro e dormo ancora un po', ma non troppo, dato che la sveglia è prevista per le 6.30.


Il mattino arriva velocemente. Dopo una ottima colazione sulla terrazza con vista sulla moschea, il gruppo degli sfigati privi di bagaglio, tra le cui fila figuriamo anche Elisabetta ed io, va all'aeroporto speranzoso. Nulla di fatto tranne che per Rachele, terribilmente invidiata da tutti noi (Rachele scherzo). Sconsolati (tranne Rachele :P ), ma decisi a non lasciarsi rovinare la vacanza, ci riuniamo agli altri per una visita lampo alla città (da cui il titolo).
Ci addentriamo nel quartiere della Kasbah per visitare le tombe saadiane, che accolgono le spoglie dei principi di questa dinastia tra cui spicca Ahmed al-Monsur. La guida che ci fa visitare il sito è un anziano marocchino senza una gamba che parla uno stranissimo e divertentissimo mix di lingue che somiglia più all'esperanto che all'italiano! Le architetture arabe mi affascinano e comincio a scattare foto a raffica cercando di cogliere i chiaroscuri dovuti alla luce intensa e alle ombre profonde.Il caldo si fa sentire ed io da gran furbacchione, non solo ho un guardaroba già ridotto all'osso, ma mi vado a dimenticare in albergo uno dei pochi indumenti che posseggo e per giunta di vitale importanza: il cappello! Domani sicuramente ne pagherò le conseguenze :(
Dopo la visita abbastanza breve alle tombe, ci addentriamo nel labirinto formato dai souq per raggiungere il Palazzo della Bahia, ottocentesca dimora del nobile Bou-Ahmed. Il corpulento proprietario a causa della sua stazza fece costruire l'intero palazzo su di un unico livello. Ne risulta un edificio di grandissima estensione e purtroppo non comppletamente visitabile perchè alcune ale ospitano tutt'ora la famiglia reale. I vari corpi dell'edificio, che fra loro si presentano piuttosto eterogenei, si aprono su cortili quadrangolari spesso circondati da porticati. I soffitti in legno decorati sono fantastici e per fortuna ben conservati.
Dopo un pasto veloce, ci rituffiamo nei souq dove ben presto ci perdiamo. Con un po' di apprensione decidiamo di affidarci ad una guida disposta a portarci a visitare le concerie. Ci infiliamo in centinaia di vicoli diversi, passiamo accanto a botteghe che vendono la merce più varia e dopo una lunga camminata in un quartiere non molto raccomandabile, incolumi giungiamo alle concerie. Il terribile odore si avverte già da fuori... all'ingresso il custode da a ciscuno di noi un mazzetto di menta da tenere sotto il naso per alleviare l'effetto delle fetide esalazioni. Non mi aspettavo di vedere ciò che si è presentato davanti ai nostri occhi. Prima di partire avevo visto diverse foto delle concerie e delle tintorie marocchine e sapevo di non trovarmi di fronte alle industrie di Santa Croce sull'Arno, ma quello che abbiamo visitato aveva più l'aspetto di un lager! La conceria non era altro che un ampio, sporco, puzzolente, malsano e infestato-da-insetti cortile ricavato fra le catapecchie, dove si aprono diverse vasche per la lavorazione delle pelli. Gli ambientalisti saranno contenti di sapere che la lavorazione è ecologica al 100%: vengono infatti sfruttate materie prime riciclatissime come urina di dromedario e guano di piccione, ma bisogna anche sapere che i lavoratori-schiavi si immergono fino alla vita (e probabilmente anche fino alla morte) nelle vasche ricolme di queste sostnze! Le foto che ho fatto sono state scattate di nascosto perchè giustamente i lavoratori non avevano molta voglia di farsi riprendere da un gruppo di idioti turisti che provavano schifo e pietà per le loro vite; mi vergogno un po', ma almeno c'è una testimonianza in più attraverso cui posso far conoscere queste cose anche a quei pochi lettori di questo blog.
Cavolo, ora sono veramente triste che quasi mi passa la voglia di scrivere!
Comunque finalmente usciamo da quell'inferno e veniamo subito "cortesemente invitati" ad entrare in un negozio di artigianato in pelle. "Cortesemente" ci invitano anche a restare finchè non acquistiamo qualcosa... Grazie al cielo Manuela e Antonio pagano il riscatto comprando un pouf verde per il loro salotto e veniamo rialsciati!! "Ma non finisce qui!", come diceva Corrado. Il nostro "buon" capogruppo decide di sua sponte di non dare mancia al custode e alla guida nonostante noi stessimo esortando a farlo. I due continuavano a seguirci per i vicoli del qurtiere non proprio raccomandabile con un atteggiamento non proprio amichevole... Questa volta a salvarci mi pare sia stata Stefania dando qualche spicciolo ai due.
Ancora una volta non finisce qui! Il nostro "illuminato" coordinatore, nonostante che tutti siano stanchi dopo alcune ore di camminata nei souq, sente all'improvviso un'irrefrenabile desiderio di vedere una fonte accennata di striscio in una delle relazioni dei viaggi passati. Ad ogni incrocio chiede informazioni col risultato di farsi accalappiare da un'altra sedicente guida. Siamo nuovamente sballottati per mille vicoli e finalmente eccola! Una fontanella tipo parco pubblico!!! Anche se sovrastata da una bella tettoia in legno lavorato, non valeva assolutamente la pena neppure di essere fotografata!! GRRRR! Ma non finisce qui! Nuovamente si rifiuta di pagare la guida, ma questa si rivela essere subito un po' più permalosa delle precedenti e comincia ad ineguirci insultandoci in diverse lingue tra cui l'italiano... NO COMMENT!
Dopo migliaia di incroci riusciamo finalmente a disfarci del maniaco (intendo la guida, non il coordinatore purtroppo...) e arriviamo quasi col buio alla conosciuta e, a questo punto, quasi rassicurante Place Jamaa el Fna.

Nessun commento: